La Camera dei Deputati ha desecretato i verbali con le deposizioni del camorrista pentito Carmine Schiavone, rilasciate nel 1997 alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti e sui quali vigeva il segreto di Stato. Clicca sul link seguente per aprire il verbale integrale dell'audizione in formato pdf.
Scarica il verbale dell'audizione di Schiavone alla Commissione parlamentare ciclo rifiuti
"Nel giro di vent'anni moriranno tutti" dichiarava l'esponente del clan dei Casalesi nel 1997 alla Commissione parlamentare, indicando nomi e luoghi degli interramenti. Nomi e luoghi che aveva già indicato precedentemente a magistratura e Dia, accompagnando gli investigatori sugli stessi terreni indicati.
Il racconto comincia dal 1988, quando "l'avvocato Tino Borsa e Pasquale Pirolo mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici". La proposta veniva da signori di Arezzo, Firenze, Milano e Genova, appartenenti a circoli culturali in qualche modo connessi, nelle dichiarazioni del pentito, a Licio Gelli.
Nelle 63 pagine del verbale, Schiavone descrive dettagliatamente il sistema di smaltimento che prevedeva, e forse prevede ancora, l'interramento sistematico dei rifiuti tossici negli scavi che precedono i grandi lavori, nelle cave, nelle vasche di prelievo della sabbia da costruzione, o in campi scavati appositamente. La profondità di scavo varia generalmente dai 5 ai 30 metri, raggiungendo frequentemente le falde acquifere. Racconta anche di essere a conoscenza dell'interramento di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania, indicando con esattezza il campo nel quale, almeno in un caso, vennero interrati: un terreno sul quale oggi ci sono le bufale e sul quale non cresce più l'erba. Il pentito fornisce inoltre l'elenco dei numeri di targa di circa 80 dei camion camion utilizzati per il trasporto dei veleni.
La zona degli interramenti, soltanto quelli gestiti dai Casalesi, copre la provincia di Caserta, estendendosi fino a Nola. A nord il territorio inquinato arriva fino alle provincie di Latina e Frosinone, a est comprende il Beneventano fino al Matese e la provincia di Isernia. Schiavone dichiara inoltre di essere a conoscenza di traffici simili anche nel territorio all'epoca dei fatti gestito da Carmine Alfieri (ndr: Nola, Acerra, Marigliano). L'avvelenamento sistematico non ha risparmiato il mare: il pentito conferma la pratica dell'affondamento di navi con rifiuti tossici, citando con certezza un affondamento davanti alle coste tra Napoli e Salerno.
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"Nel giro di vent'anni moriranno tutti" dichiarava l'esponente del clan dei Casalesi nel 1997 alla Commissione parlamentare, indicando nomi e luoghi degli interramenti. Nomi e luoghi che aveva già indicato precedentemente a magistratura e Dia, accompagnando gli investigatori sugli stessi terreni indicati.
Il racconto comincia dal 1988, quando "l'avvocato Tino Borsa e Pasquale Pirolo mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici". La proposta veniva da signori di Arezzo, Firenze, Milano e Genova, appartenenti a circoli culturali in qualche modo connessi, nelle dichiarazioni del pentito, a Licio Gelli.
Nelle 63 pagine del verbale, Schiavone descrive dettagliatamente il sistema di smaltimento che prevedeva, e forse prevede ancora, l'interramento sistematico dei rifiuti tossici negli scavi che precedono i grandi lavori, nelle cave, nelle vasche di prelievo della sabbia da costruzione, o in campi scavati appositamente. La profondità di scavo varia generalmente dai 5 ai 30 metri, raggiungendo frequentemente le falde acquifere. Racconta anche di essere a conoscenza dell'interramento di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania, indicando con esattezza il campo nel quale, almeno in un caso, vennero interrati: un terreno sul quale oggi ci sono le bufale e sul quale non cresce più l'erba. Il pentito fornisce inoltre l'elenco dei numeri di targa di circa 80 dei camion camion utilizzati per il trasporto dei veleni.
La zona degli interramenti, soltanto quelli gestiti dai Casalesi, copre la provincia di Caserta, estendendosi fino a Nola. A nord il territorio inquinato arriva fino alle provincie di Latina e Frosinone, a est comprende il Beneventano fino al Matese e la provincia di Isernia. Schiavone dichiara inoltre di essere a conoscenza di traffici simili anche nel territorio all'epoca dei fatti gestito da Carmine Alfieri (ndr: Nola, Acerra, Marigliano). L'avvelenamento sistematico non ha risparmiato il mare: il pentito conferma la pratica dell'affondamento di navi con rifiuti tossici, citando con certezza un affondamento davanti alle coste tra Napoli e Salerno.
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